Polesine da scoprire: un viaggio a bordo del Livingstone tra Comacchio e Chioggia
Era da tempo che volevamo passare un weekend in giro sul Delta del Po e incoraggiati delle temperature miti di questo fine febbraio ci siamo decisi.
Partiamo il venerdì nel tardo pomeriggio, direzione Comacchio, con il nostro Roller Team Livingstone DUO XL.
Grazie al garage modulabile ed al letto basculante a movimentazione elettrica che si ferma all’altezza desiderata, abbiamo potuto caricare anche le bici.
Raggiungiamo il Parcheggio Ponte San Pietro verso le 20:30; è un’area di sosta per camper (non attrezzata) ampia e comodissima appena fuori dal paese, all’inizio del percorso pedonale che costeggia le Valli. Cena in dinette a bordo del nostro van e giretto notturno in una Comacchio deserta, tra le luci soffuse e la tipica nebbia invernale posata sopra l’acqua dei canali. Rientriamo e ripetiamo lo stesso giro l’indomani mattina, dopo una sveglia da film sulle Valli di Comacchio e i suoi bilancioni (le tipiche baracche da pesca costruite sull’acqua). Dopo il giro in paese prendiamo le nostre biciclette per arrivare fino al Bettolino di Foce e inoltrarci poi nella Riserva. E’ fattibile anche a piedi ma sono diversi km e in bicicletta si accorciano i tempi, il percorso è in piano e non presenta nessuna difficoltà.
Liberi di viaggiare in Van
Per pranzo ci concediamo un’anguilla ai ferri e ripartiamo alle 14 verso la foce del Po di Goro scegliendo la SP58: è qualche minuto più lunga della SS309 ma offre scorci meravigliosi sulla riserva. Arriviamo al Ponte di Barche del Po di Goro, uno strano ponteggio basso con tavole in legno appoggiate a imbarcazioni ancorate sul fiume, il pedaggio costa 2.5euro ma attraversare altrove comporterebbe diversi km in più.
L’isola dell’Amore
Arriviamo all’imbarco per l’Isola dell’Amore, parcheggiamo facilmente a bordo strada (con un camper o nei periodi più turistici probabilmente sarebbe stato più complicato) e facciamo prima un giro a piedi quasi in solitaria sulla riva nord, nel più classico degli scenari del Polesine. Per arrivare sull’Isola si prende una barchetta che fa avanti e indietro tra il pontile e il faro sulla riva opposta, la traversata dura un paio di minuti e costa 5euro a persona (andata e ritorno). Nel frattempo dal mare arriva una nebbia fitta che avvolge il faro: il paesaggio cambia, tutto un tratto sembra d’essere dentro una poesia di Pavarin, il confine tra acqua e cielo scompare, tutto si confonde: è emozionante, malinconico, difficile da spiegare ma bellissimo. Lasciamo l’isola e il faro, rientriamo nel van e il sole velocemente scompare.
Vanlife nel cuore del Delta del Po
Ci dirigiamo qualche km più a nord verso la Spiaggia di Boccasette, nel cuore del Delta del Po; è una lingua di sabbia lontana da paesi e movida, tutta immersa nella natura. C’è un ampio parcheggio proprio davanti al lido, accanto a noi un altro paio di camper. La mattina facciamo una passeggiata in solitaria sulla spiaggia: in estate qua dev’esserci il mondo ma adesso ci siamo solo noi e qualche gabbiano. L’acqua è bassissima, il mare piatto, spiaggia vuota a perdita d’occhio a nord e sud sfumata solo dalla foschia. Incredibile.
Direzione Chioggia
Ci muoviamo verso Chioggia, parcheggiamo appena dopo il ponte di accesso all’isola: c’è una rotonda, svoltando a destra si raggiunge un’area residenziale e un piccolo parcheggio…ci diciamo che mai scelta fu più azzeccata di acquistare un van Livingstone! Chioggia è affascinante, la chiamano “Piccola Venezia” e si capisce il perché. Percorriamo la via centrale fino al molo, attraversiamo il Ponte di Vigo e torniamo indietro per le calli che costeggiano il canale e lì scopriamo la Chioggia più bella, stretta tra le mura delle case a picco sull’acqua, i portici, i ponti e i minuscoli pontili che dividono le barchette ormeggiate fitte una accanto all’altra, i pescatori che anche di domenica mattina riforniscono il piccolo mercato del pesce nel cuore del centro storico. Facciamo avanti e indietro ammaliati dal folklore di questo posto incantevole.
Un fuoriprogramma romantico
Si sono fatte le 14, rientriamo a bordo del van e mangiamo qualcosa al volo; poi decidiamo per un fuoriprogramma inaspettatamente romantico, guidiamo di nuovo verso sud, sono curioso di vedere la Sacca degli Scardovari. Percorriamo la strada che costeggia la riva est: decine e decine di palafitte si sporgono verso l’acqua e gli allevamenti di cozze. Ci fermiamo e andiamo a sederci sull’affaccio di un pontile per goderci l’ultimo tramonto di questo weekend. Il sole rosso insacca dietro la nebbia che come ogni sera arriva dal mare a inghiottirsi il delta del Grande Fiume, l’aria si fa subito pungente, è il momento di tornare a casa.
Un viaggio emozionante ed itinerante
Questo viaggio nella parte più orientale del Polesine ci ha emozionato; grazie al van abbiamo potuto viaggiare in libertà ed esplorare nuovi luoghi. Abbiamo scoperto un posto ingiustamente poco considerato, zone bellissime, fertili, autentiche, paesi dove da secoli si perpetua una storia nella storia, quella di un microcosmo che si stringe attorno a un fiume dal carisma immenso il cui confine si scioglie nella terra e poi nel mare. Come in un romanzo di Norman Maclean: “Alla fine tutte le cose si fondono in una sola. E un fiume le attraversa”.